L'accademia dà il suo contributo promuovendo l’Arte di chi è in prima linea per la difesa delle donne. Nell'introduzione, la direttrice Loredana Rea, mette l’accento su come la violenza sia un problema sociale e culturale e su come l'Arte, in ogni sua forma, può aiutare a comprendere la complessità dell’animo umano, a sensibilizzare e aumentare la consapevolezza delle donne.
L’Accademia con la presentazione del libro e la proiezione del videoclip di Valentina Ambrosio L’amore non fa così, con la regia del prof. Stefano Cesaroni, e la proiezione del documentario Le Marocchinate del ‘44, regia di Damiana Leone e fotografie di Gioia Onorati, dà voce e sostegno a progetti concreti.
Nella veste di regista il prof. Cesaroni, parla della drammaticità di questa ricorrenza e presenta il toccante videoclip di Valentina Ambrosio che l’ha scritto, musicato ed interpretato. Un messaggio potente che indica una via d’uscita per tutte le donne che cercano il coraggio per denunciare un uomo violento e un pericoloso carnefice. Il libro omonimo, che racconta come è nato questo progetto, e il cui ricavato sarà interamente devoluto alla fondazione Marisa Bellisario, nasconde all’interno indicazioni per le donne che necessitano di aiuto.
Il documentario Le Marocchinate del ‘44 che, a dispetto dell’apparenza goliardica, indica tutti quegli episodi di violenza sessuale e fisica di massa, effettuati dai battaglioni marocchini del Corpo di spedizione francese in Italia (CEF) durante la seconda guerra mondiale, che raggiunsero l'apice durante i giorni immediatamente successivi all'operazione "Diadem" e lo sfondamento della linea Gustav da parte degli Alleati, in particolare nel territorio ciociaro. Episodi celati, di una crudeltà e una efferatezza di cui ancora oggi si fa fatica a parlare, ancora increduli, ancora annichiliti dall’orrore. È un pugno nello stomaco. La visione incatena e sgomenta con forza crescente e dirompente, commuovendo fino alle lacrime tutti i presenti. L’emozione è forte anche per le autrici, Damiana Leone e Gioia Onorati, che non si stancano di rispondere ai molteplici interventi che seguono il documentario, indicando la via del ricordo e del dialogo come messaggio di pace e di necessaria catarsi per dare riconoscimento alle vittime e per ricostruire e curare le ferite delle generazioni successive, che hanno inconsapevolmente raccolto questa feroce eredità, per spezzare la catena di dolore.
Basta silenzio, è parlando al cuore delle donne che si cambieranno il cuore e le teste degli uomini e del mondo.